Corano

 Il Corano è per i musulmani la parola rivelata da Dio al Profeta Maometto nel corso di ventitré anni (dal 611 al 632), tramite l’arcangelo Gabriele. Il suo corpus rappresenta per i musulmani ciò che il “corpo di Cristo” rappresenta per i cristiani. È quindi parola divina, ma, per rispettare il dono grande che Dio ci ha fatto, il libero arbitrio, il Testo sacro lascia chiaramente intendere che ogni essere umano ha la facoltà di applicarne o meno i buoni insegnamenti e anche di interpretarne i valori a seconda della sua capacità di intendere. ÂlQur’ân (il Corano) è termine citato nel Libro sacro circa settanta volte. Per alcuni studiosi deriverebbe dal siriano qeryânâ, lettura delle Scritture, lezione; per altri da qara’a, recitazione (verbo usato diciassette volte nel Corano), o forse anche da qarana, riunire, raccogliere. È detto anche âlKitab (il Libro, lo Scritto), termine citato 261 volte, e âlFurqân, il Discriminante, poiché aiuta nella distinzione fra bene e male, tra equilibrio e squilibrio. Il Corano inizia con la frase “Bismi âlLâhi âlRahmâni âlRahîmi” (Nel Nome di Dio, Misericordioso, Misericorde), frase che si trova all’inizio di ogni sura, tranne la nona. Inizia dunque con la lettera B, come con la lettera B inizia la Bibbia (Bereshit, in principio): la B, lettera con la quale, secondo l’Âbjad (il sistema di decodificazione delle lettere in numeri e dei numeri in lettere, da cui derivò la cabbala ebraica), Dio animò tutte le cose.  

Gabriele Mandel Khân, Islam, Electa, Milano 2006, p. 52

 

Contenuti del Corano

 

 Essenza del Corano è l’unicità di Dio, dogma di base dell’Islam. Seguono le prescrizioni dei riti, gli inviti a compiere il bene e a fuggire il male e le norme per adempiere i cinque pilastri della Fede: attestazione dell’unicità di Dio; preghiera rituale; tassa-elemosina; digiuno nel mese di Ramadhân; pellegrinaggio alla Mecca. Viene reiterata l’affermazione che ogni religione monoteista proviene da Dio e quindi va rispettata (2°, 256; 29°, 46; 2°, 136; 5°, 68-69; 4°, 163-165). Vi sono inoltre incentivazioni allo studio e all’approfondimento di tutte le scienze, alcune norme di giurisprudenza e di comportamento sociale, regole di vita fra uomo e donna, fra marito e moglie. Inoltre per il Corano l’atto sessuale è una gioia che Dio ha dato agli esseri umani (Corano 2°, 223; 2°, 187). Altri contenuti del Corano riguardano gli angeli, i diavoli, i demoni; l’origine e la fine del mondo, la resurrezione, il paradiso, l’inferno; i patriarchi e i profeti: Adamo, Caino e Abele, Noé, Abramo, Loth, Giuseppe, Mosé, Ismaele, Elia, Giona, Giobbe, Hûd, Sâlih, Shû’aîb, Davide, Salomone, Giovanni, Gesù (dai musulmani considerato e venerato come grande profeta). A Maria Vergine, madre di Gesù per opera dello Spirito di Dio, è intitolata una sura. Il Corano inoltre avverte che vi sono altri profeti, di cui tuttavia non ha parlato (4°, 164).

Gabriele Mandel Khân, Islam, Electa, Milano 2006, p. 60

 

Esegesi del Corano

 

 Già al tempo del Profeta i suoi compagni gli chiedevano spesso delucidazioni sul Testo sacro. Il califfo ‘Umar proibì formalmente di aggiungere al Corano commenti o note, per cui il testo letto dal fedele non ha, ancora oggi, chiose di nessun genere. Tuttavia furono ben presto molti gli esegeti che studiarono e commentarono il Corano, a partire dagli esponenti delle quattro scuole metodologico-giuridiche, e molte le interpretazioni, non sempre sincere e obiettive, proposte dalle varie correnti scismatiche e di pensiero deviatamente filosofico e speculativo. Per commentare il Corano due sono le basi teologiche: il tafsîr (commentario) e il ta’wîl (interpretazione), che i teologi sunniti definiscono con una espressione lapidaria: “Il tafsîr è ciò che si basa sul ricorso alla Tradizione; il ta’wîl è ciò che si basa sullo sforzo di riflessione (dirâya)”. Si distingue allora in ta’wîl ‘âqil (l’introduzione dell’opinione personale del commentatore) e ta’wîl kash(esegesi esoterica, la via del disvelamento interiore, cui ricorrono spesso i sufi, anche se con ciò suscitano a volte le critiche dei tradizionalisti). Vi sono poi nel Corano storie, parabole e similitudini che si prestano a interpretazioni e letture sempre più approfondite in linea esoterica. Secondo un Detto il Profeta Maometto ha affermato: “Gabriele mi diede una delle interpretazioni; insistetti con lui, chiedendogli di più, ed egli, ogni volta, vi aggiungeva nuove interpretazioni, sino a quando si arrivò a sette interpretazioni” (riportato da Bukhârî, LXVI, V).

 Gabriele Mandel Khân, Islam, Electa, Milano 2006, p. 62